di Francesco Sblendorio - foto Rafael La Perna

Bari, le "ghost bikes": quelle bici bianche che ricordano i ciclisti investiti e morti per strada
BARI – Vengono chiamate ghost bikes, letteralmente “bici fantasma”: sono mezzi verniciati di bianco ornati da un mazzo di fiori e da una targa che rimanda a un nome, quello di un ciclista investito da un’auto in corsa. Da qualche anno alcune associazioni legate alle due ruote stanno cercando di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla quotidiana tragedia che avviene sulle nostre strade, troppe volte macchiate con il sangue dei ciclisti. Per farlo, pongono nel punto in cui è avvenuto l’incidente mortale una bicicletta in ricordo della vittima. (Vedi foto galleria)

«Si tratta di una pratica nata in Nord America e da lì diffusasi in tutto il mondo, Italia compresa - spiega Peppino Milella, referente dell’associazione barese “IX Maggio” -. Del resto solo negli ultimi 5 anni nel Bel Paese si sono registrati 1200 morti delle due ruote: persone che hanno pagato l’assenza di una “cultura della bicicletta” e di un’adeguata educazione stradale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
 
La sua organizzazione, assieme ad altre realtà del territorio (Lezzanzare, Ciclo Spazio, Fiab Ruotalibera, Bici & Amici, Motivation Bike e aMichi), è quindi tra le promotrici dell’iniziativa “ghost bikes”. Sono loro ad aver installato le biciclette bianche in alcuni punti della città, teatro di scontri mortali.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

La prima fu posizionata nella primavera del 2013 nei pressi della Questura, in ricordo del 76enne Nicola, residente della città vecchia che il 7 aprile di quell’anno fu travolto da un’auto guidata da un 29enne. La bici venne posta alla base di un cartello stradale, all’incrocio tra piazza Massari e corso Vittorio Veneto. Oggi non c’è più (tolta per ragioni di sicurezza durante il G20 del 2021), ma è stata sostituita da una ruota, anch’essa dipinta di bianco.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

«Si tratta di mezzi “vissuti”, spesso ammaccati, incidentati, per richiamare l’attenzione sul rischio che corre ogni giorno chi si muove con le bici - avverte Milella -. Le verniciamo di bianco, del colore solitamente abbinato all’immagine dei fantasmi e questo per sottolineare come troppo spesso i morti sulla strada vengano presto dimenticati diventando invisibili».  

Le associazioni hanno creato sui social un hashtag apposito: #fantasmistradali, usato per promuovere iniziative in favore dei ciclisti, quali flash mob e pedalate pubbliche. A questo proposito Milella si sofferma sulla situazione di Bari, città in cui dal 2013 sono morti 10 ciclisti. «Nel capoluogo pugliese - denuncia - da un lato si incentiva l’uso della bicicletta, ma dall’altro si realizzano poche piste ciclabili. E quando si fanno spesso vengono create a “spezzoni” e prive di segnaletica adeguata».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)


Le ghost bikes presenti a Bari sono state dipinte dai ragazzi della comunità educativa penale Chiccolino: tutti giovani che stanno cercando di riabilitarsi dopo aver riportato condanne penali. A completarle ci hanno poi pensato parenti e amici delle vittime che hanno realizzato delle targhe con frasi e nomi dei loro cari.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

Tra queste quella dedicata al 57enne Vincenzo, gestore di un chiosco di fiori situtato all’ingresso monumentale del cimitero. La “sua” bici si trova su via Respighi, lì dove l’uomo perse la vita il 7 novembre 2013. È appoggiata al guardrail del cavalacavia che si affaccia sul Canalone, ornata da una scritta che recita “Ovunque tu sia, io so amare fino a lì”. Una frase scritta dalla moglie di Vincenzo, la quale continua a donare i fiori che decorano tutte le ghost bikes della città. 

Non molto lontano da via Respighi, nel 2018 fu sistemata un’altra bici bianca in onore del 76enne Rocco, investito da un camion in via Napoli, nei pressi della pineta San Francesco. Purtroppo in quel caso l’opera fu rimossa dai vandali e ritrovata in fondo al Canalone.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

In via Brigata Regina ad angolo con via Napoli si trova invece l’installazione in ricordo dell’86enne Giuseppe, travolto da un tir nell’agosto del 2019. Le ruote sgonfie e il cerchione accidentato riescono idealmente a far sentire il rumore e la tragica forza dell’impatto, avvenuto in una Bari che fatica ancora a divenire una città per ciclisti.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)

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